Recensioni

LEONARDO ROSSI (artista dell'equilibrio)

L’arte del disegno è spesso sottovalutata rispetto ad altre forme. Invece le persone più sensibili sono del parere che il disegno sia lo strumento che serve per fissare su carta le prime impressioni a matita, le originali ispirazioni ad inchiostro, destinate poi ad essere sviluppate e trasformate per divenire scenografia, scultura, acquerello, olio, tecnica mista. Si dovrebbe pertanto sottolineare il primato del disegno in quanto modo espressivo non mediato in cui l’idea viene trascritta di getto. Proprio per questo il disegno permette un contatto più intimo con l’universo dell’artista.

Attraverso questa via abbiamo potuto indagare il vulcano interiore di Leonardo Rossi che è andato viepiù ad arricchirsi fino ad eruttare amore per il bello come lava incandescente che ha scavato nel suo mondo rivoli diversi ma fra di loro comunicanti: quello del lavoro, della famiglia e della natura, quello dell’educazione religiosa, quello dell’architettura, quello delle arti visive, quello della musica. Nonostante che all’”artista” (per definizione un creativo che riesce a trasmettere emozioni) sia universalmente associato il concetto di “genio e sregolatezza” nel nostro caso invece si dovrebbe parlare di “talento ed ordine”. Il mondo di Leonardo Rossi è definito dall’equilibrio.

Il suo disegnare e pensiero musicale e poetico si fanno “eco della perfezione”. La ricerca è sospesa tra astrazione architettonica, leggi della natura e rigore musicale. Come un’intima sinfonia suonata sulle corde dell’animo. L’emozione ordinata e controllata, a volte algida e formale, che trasmette, è tranquilla solo in apparenza. In profondità essa stessa si definisce la più convinta denuncia e condanna nei confronti di chi attenta alle bellezze naturali ed architettonico urbanistiche che sono state per millenni vanto dell’homo faber ispirato dall’amore per il bello. I suoi lavori vanno oltre la fredda precisione e ci trasmettono l’emozione capace di farci fare quell’introspezione che ci fa crescere. La sua produzione artistica raggiunge la forza di confermarci la fragilità dei nostri dubbi ed una visione universale d’amore per il bello. Ci insegnano che il rapporto fra l’antico ed il moderno non è basato su di un concetto di antitesi, ma su quello di trasformazione evolutiva, conservando il nocciolo rovente dell’arte immortale.

Anche in campo musicale suona abitualmente classica, blues, jazz, pop. Contribuisce a valorizzare il nostro bel territorio di Romagna che comprende magicamente il mare, dolci colline, una campagna pettinata come un giardino, l’Appennino che non invidia montagne più alte ed una biodiversità eccellente nella flora e fauna selvatica.  Descrive la realtà attraverso il filtro del suo cuore innamorato dell’equilibrio, capace di percorrere l’instabile ponte della speranza, verso il sole. La ragione della propria ricerca artistica è questo potere di rappresentare la realtà col suo mistero e le sue certezze, nella personale evocazione che trapassa la felicità della scoperta e dell’esaltazione della Bellezza. 

E’ il segno di una umanissima ed incancellabile ansia di equilibrio tra aspetti e dimensioni spesso incommensurabili che soltanto la visione poetica rende non solo percettibili ma addirittura roventi. Leonardo non si limita a tracciare le forme essenziali. Spesso i suoi lavori esplodono in una gioia di colori delicati, circondati da segni ben definiti che danno forma alle cose, anche ripetute in sequenza, che si trovano talvolta ad inciampare in un elemento apparentemente estraneo. E’ il concetto filosofico che denuncia che occorre ancora fare molto per migliorare la parte indifferente e fangosa di questo mondo, ma anche che un modo efficace è quello di tentare di volare sulle ali della poesia verso l’infinito dei nostri sogni che non hanno abbandonato la speranza. Tale concetto ci conferma che occorre tentare di trasferire il brivido dell’animo spaventato dal tragico banale quotidiano nella gioia di vivere.

La tematica poetica di Leonardo Rossi, suffragata anche da una eccellente capacità tecnica, costituisce una realtà, basata principalmente ed indissolubilmente sull’onore e vanto delle proprie radici, che contribuisce ad elevare la storia artistica del nostro territorio ben oltre i confini della Romagna.

di Loris Pasini, febbraio 2020

 

FUORI DALL'ORTODOSSIA

L’ortodossia dogmatica di certe scuole di architettura espressamente legate al Movimento Moderno, in Italia e in gran parte d’Europa, nel secondo dopoguerra, relegano il disegno ad un impiego puramente tecnico, a strumento di controllo dell’efficacia funzionale dell’edificio in via di progettazione. Dunque solo piante, prospetti, sezioni. L’International Style prende le distanze dalle Accademie e dal loro fare storicistico e conseguentemente dal rapporto col territorio circostante. A partire dalla fine degli anni ’60, superati tali dogmatici input, gli architetti, dopo un lungo dibattito, ricominciarono ad usare il disegno, sia come metodo di approfondimento dei problemi dello spazio, ma anche come linguaggio autonomo e come attività del pensiero.

Leonardo Rossi, musicista, architetto, maestro dell’immagine, “pratica” il disegno con finalità artistiche in modo del tutto originale e sapiente, pur non abdicando alla propria formazione culturale. Padrone della tecnica usata, virtuosista del tratto e della linea, con chine, pennarelli, pastelli, collage, elabora elegantissime composizioni nelle quali le cromie, in genere calde e mediterranee, sono utilizzate con una sensibilità veramente particolare. Compone lo spazio del foglio mediante la giustapposizione di immagini (fotografiche o da lui disegnate) che spesso, apparentemente in antitesi fra loro, raccontano fatti e storie del nostro presente generando interessanti cortocircuiti e molteplici piani di lettura.

Slittamenti, cesure, tagli fra le parti delle immagini, quali note musicali sul pentagramma, producono molteplici ritmi visivi e alterazioni di regole capaci di colpire corde profonde dell’animo umano.

Nell’apparente uniformità delle infinite texture elegantemente utilizzate dall’artista, come ad esempio graticci di bambù, brani di vimini intrecciato, forme biomorfiche, murature a facciavista o a secco, preziosi ricami, parti di facciate orientali, arabeschi, eccetera, c’è sempre un elemento che trasgredisce la norma, un inciampo visivo, un imprevisto, un modulo che non segue il ritmo, una parte che apparentemente non è al posto giusto. Le volute imperfezioni conferiscono all’opera d’arte unicità e il carattere tipico dell’oggetto frutto del lavoro manuale. E’ evidente l’attenzione costante al particolare, propria di chi sa osservare con occhio attento e rigoroso, che non lascia spazio a monotone uniformità e utilizza il tempo dell’uomo e non della macchina.

Fin qui il lavoro elegante e raffinato di Leonardo Rossi rientra a pieno titolo in quell’area artistica tipica degli architetti che producono immagini al di là del progetto. Arduino Cantafora, Massimo Scolari, Francesco Purini, Bruno Minardi solo per citarne alcuni. Limite spesso riscontrabile in questo ambito è una sorta di “nuova ortodossia”, che potremmo definire dell’estremo rigore stilistico che di sovente conduce ad una ossessiva ricerca estetica fine a se stessa.

Leonardo Rossi, rigorosissimo e raffinatissimo costruttore di immagini, produce poetici brani di vita apparentemente idilliaci, ma che a ben guardare rivelano spesso inquietanti rovesci della medaglia e nascoste realtà. Basta leggere i titoli delle sue opere per accorgersi che il suo lavoro disciplinato ed elegante sconfina in territori del contemporaneo e pone lo sguardo su questioni sociali e ambientali, sulla crisi economica, politica ed esistenziale, del nostro presente. Ci racconta con fare leggero ed evocativo mondi di fiaba che si scontrano con crude realtà.

La natura diviene un punto di riferimento per l’artista che ci regala suggestioni riguardanti l’esistenza. Cipressi, pini marittimi, spighe di grano, papaveri, canne palustri come segni distintivi di un pensiero attento all’ambiente abitano i suoi paesaggi. Numerose specie di piccoli mammiferi, uccelli e insetti, popolano le composizioni che realizza, sottendendo una spiccata attenzione per la forza e la fragilità della vita.

Leonardo Rossi ci narra di valli e crinali, di emergenze architettoniche del nostro territorio, di luoghi che richiamano antiche memorie, spesso relegate in siti periferici dell’anima. Lo fa con discrezione, con pudore, senza forzare la mano, ma con fermezza e determinazione. Orienta lo sguardo sui Beni Culturali del nostro paese, sulla natura e sul paesaggio nel tentativo di leggere meglio dentro di noi e di svelare dimenticate verità ma anche per ricondurre l’attenzione su argomenti che interessano il nostro futuro.

Orienta lo sguardo verso condizioni dell’esistenza non degne dell’essere umano, verso popoli costretti a vivere in situazioni di estrema precarietà. Veri e propri punti di forza dell’artista che radica il suo lavoro nel presente conscio che la storia, la memoria e ciò che ci circonda fanno parte della vita e che estetica priva di etica produce solo illusioni. Il lavoro di Leonardo Rossi, individuando nuovi orizzonti di senso e spostando l’attenzione verso problematiche che esulano dal semplice ambito formale, acquisisce qualità e forza e diviene argine ideale al dilagante abbruttimento e svilimento di “valori”. Ecco allora che le Immagini sospese fra magia e realtà, fra leggerezza e disincanto rivelano una sensibilità profonda e un animo gentile capace di interpretare il presente con occhio attento e con la caparbietà di chi non dispera.  

di Paolo Degli Angeli, gennaio 2017

 

ARCHITETTURA E NATURA: L'ECO DELLA PERFEZIONE

(…) Ogni opera è acuta rivelazione di eleganza compositiva, di euritmia cromatica, di ritmi assonanti di luce ed ombra, è efficace dichiarazione di una poetica orientata al borderline fra realtà e astrazione, fra visibile ed invisibile, fra passato e futuro nel segno del presente. Ma è soprattutto affermazione del binomio natura-architettura, nel quale insetti, uccelli, spighe di grano, fiori di campo o sassi levigati del ricordo si armonizzano con l’eloquenza di sussulti metaforici o con la purezza di facciate modulari di edifici che, nell’assoluta modernità dell’impianto strutturale, permettono, comunque, sottesi echi di somme stagioni artistiche consolidate nel tempo. L’arte di Leonardo Rossi appare, allora, come concreta formulazione di un imperituro sentimento di natura, come proiezione onirica di un ordine agreste, proprio della campagna romagnola, impresso nella perfezione dell’architettura pittorica.

Enzo Dall’Ara - estratto dal libro “Graphic Designer”  del 2004

 

SINTESI GEOMETRICA E REALISMO

(…) Ritorna alla memoria l’esperienza dei pittori di nature morte e di paesaggio che sempre si sono confrontati con il soggetto naturale, dall’attitudine “scientifica” che aveva ispirato l’idea del Theatrus totius naturae nata nell’ambito dell’Accademia dei Lincei, dove le tavole che rappresentavano i soggetti naturali avevano quella precisione finalizzata all’illustrazione specifica del minimo dettaglio, a paesaggisti più recenti, come Rousseau il Doganiere, che attraverso la propria peculiare sintesi formale sono riusciti a riproporre con originalità un soggetto, quello naturale, consumato dalla tradizione figurativa occidentale.

 A tale scopo ben si presta lo strumento tecnico del rapidograph, che permette di stendere la china con la precisione di un miniaturista e di colmare lo spazio tra sintesi geometrica e realismo, creando attraverso una personale sigla pittorica un equilibrio in questo universo che ci appare al contempo familiare ed estraneo, naturale e astratto, estremamente semplice ed estremamente ricercato.

Eleonora Pecorella - estratto dal libro “Graphic Designer” del 2004 

 

LA PIAZZA Avvenimenti n° 16  dell' 08/09/2007 clicca x scaricare

 

PREMIO NOCIVELLI 2016 - 2° PREMIO PITTURA

 

Già dal titolo dell’opera 25/06/2014 ore 19,30 appare evidente come Leonardo Rossi intenda analizzare e “rinnovare” luoghi, momenti ed intuizioni strettamente legate all’esperienza istantanea della realtà. Guardando con maggiore attenzione si nota, al contrario, una precisa adesione alla storia dell’architettura e alla storia della pittura moderna intesa come elemento rappresentativo di uno spazio e di un tempo preciso. Rossi, grazie alla propria esperienza di architetto e grafico, maneggia con abilità media apparentemente diversi fra loro che in questa occasione coincidono in un’unica immagine e in un unico momento. L’autore quindi si dichiara attento osservatore ed altrettanto preciso esecutore di un rapporto continuo fra percezione e successiva rielaborazione di un luogo immaginifico in cui far coesistere conoscenze, sensibilità 2016, tecnica mista, 55 x 100 cm e nuove esperienze. 

 

I riferimenti naturali divengono perciò un’occasione di intersezione con le costruzioni civili ed architettoniche pronte a trasformarsi in rinnovati protagonisti di un istante “temporale e culturale”.

Grazie al rapidograph e ai vari strumenti del mestiere di architetto, Leonardo Rossi costruisce pittoricamente non solo un immaginario di fantasia, ma anche una perfetta sineddoche di uno spazio mentale che appare come nuova realtà in bilico fra strutture geometriche, forme naturali e “aggiunte” proprie dell’autore. Il risultato è quindi una nuova apparenza, né pittorica, né grafica, né tantomeno fotografica nella quale è solo la combinazione delle parti a generare un’inaspettata soluzione pittorica.

 

di Fabiola Naldi

 

 

 

 

 

 

 

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